Traccia di preghiera sul Vangelo della IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Mentre ci barcameniamo tra i continui equilibri della vita, ci accorgiamo solo all’ultimo momento
di uno tsunami in arrivo. È interiore. Che facciamo?
Indicazioni metodologiche
- È una traccia di preghiera sulle letture della domenica, in particolare sul Vangelo, ispirata alla tradizione degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
- Presuppone la lettura del Vangelo corrispondente: se omessa, la traccia che segue è priva di senso e si trasformerà in una presa in giro di se stessi.
- È predisposta in maniera tale da cercare di favorire il tuo coinvolgimento, il tuo apporto, il tuo contributo.
- Per la durata di questa preghiera, propongo i seguenti criteri:
- criterio del gusto interiore: farla durare sin quando ci dà gusto, ci coinvolge, ci intriga.
- criterio quantitativo minimo: non meno di 10 minuti.
- criterio quantitativo massimo: non più di 60 minuti.
- Non devi approfondire ogni spunto e domanda della traccia. La raffica di spunti e domande è per aiutarti a trovare il tuo filo conduttore. Soffermati dove ti senti toccato, dove senti coinvolgimento, dove avverti un richiamo. La tua preghiera passa in maniera decisiva dall’attenzione a questi movimenti interiori. Passa ad un altro punto della traccia solo quando hai ben gustato il precedente.
- Puoi impiegare la traccia con diverse modalità, prestando attenzione al tuo bisogno
interiore: una sola volta, per più giorni, per una settimana intera. - Puoi adoperarla anche insieme ad altri: in tal modo, dopo la fase personale, è poi possibile condividerne i frutti. Alcuni stanno sperimentando la traccia in gruppi.
- Alla fine della preghiera, prendi qualche appunto scritto (su carta, in un file, ecc.) sull’esperienza spirituale vissuta.
- Pregando sulla traccia, ti faranno compagnia tante sensazioni in ordine sparso, tipo “Non ci capisco niente!”, “Quante domande…”, “Io sono in cerca di risposte chiare e complete e qui trovo solo domande e tante…”, “La struttura della preghiera è strana”, “Alcuni passaggi risultano macchinosi…”, “Mi restano alcune immagini e non capisco perché”, “Sono affiorati diversi ricordi, belli e meno belli: che senso ha?”
- Non solo: ti potrà capitare di ritornare in maniera spontanea sulla traccia mentre sei impegnato nelle tue corse o di essere raggiunto ancora da essa.
Sai come si chiama tutto questo?
Preghiera.
La tua.
Sì, starai pregando.
Continua.
Testo del Vangelo…
Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28) In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Preghiera preliminare
Chiedere a Dio nostro Signore la grazia che per la durata della preghiera tutte le mie intenzioni, il mio agire e la mia dimensione interiore non si disperdano in mille distrazioni, ma siano dedicate solo all’incontro con Lui: è possibile ed è bello.
Primo passaggio introduttivo
Consiste nel comporre il tema della preghiera. Qui sarà uno tsunami.
Secondo passaggio introduttivo
Consiste nel domandare al Signore quello che voglio e desidero. Qui, in particolare, gli chiedo di riflettere sugli equilibri della vita in cui può prodursi uno tsunami.
Primo punto
“Cafarnao” è un villaggio di pescatori in Galilea, sul lago di Tiberiade.
A ben vedere non è solo un villaggio: è anche una rappresentazione di noi, del nostro cammino personale o comunitario, del tessuto delle relazioni in cui siamo immersi, della nostra vita sociale. Offre un’immagine di come ci organizziamo e ci strutturiamo e di come andiamo avanti in maniera tale da avere, anche, dei riferimenti simbolici, come la giornata speciale del sabato e una sinagoga.
Questi riferimenti esprimono un orizzonte di valori, di motivazioni, di identità, di tradizioni, di memoria, di pratica religiosa, di condivisione. In particolare, la sinagoga è rappresentativa della nostra interiorità, del luogo ispirativo del nostro cammino. Com’è organizzato questo tuo spazio interiore? In che condizioni si trova? È la centrale propulsiva del tuo cammino? In che modo?
Pian piano, tutta questa organizzazione trova un equilibrio duraturo, riuscendo a gestire anche un’inquietudine di fondo e crisi periodiche. Tra alti e bassi, anche se, sotto sotto, abbiamo la percezione che qualcosa ancora ci manca, camminiamo come degli equilibristi, cercando di non lasciarci sbilanciare e di preservare l’assetto che ci siamo dati.
Che sensazione ti lascia questa rappresentazione di Cafarnao e della sua sinagoga? Descrive un dinamismo della tua vita? Ti ritrovi in essa? Quali aspetti avverti, per te, interessanti? Che cosa ti suscita perplessità?
Secondo punto
Un giorno, in questa Cafarnao che siamo noi, sbuca fuori Gesù. Ci raggiunge e sceglie di incontrarci proprio nella nostra sinagoga.
Da dove affiora? Come? Con quali mediazioni? È un vecchio crocifisso in una chiesa che, un giorno, vediamo in maniera diversa? È un brano del Vangelo, ascoltato per caso? Una canzone? Una candela? Una domanda che ci coglie alla sprovvista? Un momento di crisi? Lo sguardo di una rifugiata? Un piccolo contrattempo? Un incontro inatteso? Un imprevisto della vita?
Terzo punto
L’interazione di Gesù, nella sinagoga, provoca scompiglio. Le reazioni sono contrastanti. C’è timore, stupore, entusiasmo, per il fascino della sua persona e per l’autorevolezza delle sue parole, ma al tempo stesso c’è agitazione, subbuglio, ostilità.
L’intensità delle sue parole fa oscillare, paurosamente, la fune degli equilibristi, rivelandone tutta la sua precarietà. Che cosa Gesù avrà insegnato, quel giorno, da suscitare tutte queste reazioni? C’è un insegnamento che da tutti viene percepito come autorevole: perché?
In mancanza di informazioni, possiamo presumere che Gesù, non abbia detto nulla di particolarmente eclatante, altrimenti le sue parole sarebbero state riportate. Molto probabilmente, ha detto cose belle e ragionevoli.
Se la particolarità non risiede tanto nella ragionevolezza delle parole che può aver pronunciato, allora da dove viene fuori quell’autorevolezza che i suoi ascoltatori hanno percepito? Dal modo in cui li ha ascoltati? Dalla speranza che il tono della sua voce ha comunicato? Dagli sguardi attraverso i quali si sono sentiti, amorevolmente, coinvolti? Dal modo in cui ha offerto loro una disarmante possibilità di relazione con lui? Dalla prospettiva diversa che ha proposto per osservare la realtà? Dalla inaspettata vicinanza di Dio sperimentata?
Perché tutto questo scatena uno tsunami? Gesù che cosa rovina? Quale meccanismo fa inceppare? Che cosa svela? Quale sistema sta mettendo in crisi? Quale strutturazione sta scardinando? Quali immagini di religiosità sta mandando in frantumi? Quali energie sta liberando?
Come risuona questo insegnamento autorevole nella tua sinagoga? Ti sta coinvolgendo? Stai percependo anche tu queste scosse telluriche? Qual è la tua reazione?
Colloquio
Conversare amichevolmente con il Signore. In particolare, lo ringrazio perché si prende cura con autorevolezza del mio mondo interiore.
Concludo con un’Ave Maria.