Quando le avversità arricchiscono

Traccia di preghiera sul Vangelo della VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Ricchezza, benessere, successo è ciò che la nostra società ci spinge a desiderare. E se invece fossero le avversità ciò che realmente ci può arricchire?

Indicazioni metodologiche
  • È una traccia di preghiera sulle letture della domenica, in particolare sul Vangelo, ispirata alla tradizione degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
  • Presuppone la lettura del Vangelo corrispondente: se omessa, la traccia che segue è priva di senso e si trasformerà in una presa in giro di se stessi.
  • È predisposta in maniera tale da cercare di favorire il tuo coinvolgimento, il tuo apporto, il tuo contributo.
  • Per la durata di questa preghiera, propongo i seguenti criteri:
    • criterio del gusto interiore: farla durare sin quando ci dà gusto, ci coinvolge, ci intriga.
    • criterio quantitativo minimo: non meno di 10 minuti.
    • criterio quantitativo massimo: non più di 60 minuti.
  • Non devi approfondire ogni spunto e domanda della traccia. La raffica di spunti e domande è per aiutarti a trovare il tuo filo conduttore. Soffermati dove ti senti toccato, dove senti coinvolgimento, dove avverti un richiamo. La tua preghiera passa in maniera decisiva dall’attenzione a questi movimenti interiori. Passa ad un altro punto della traccia solo quando hai ben gustato il precedente.
  • Puoi impiegare la traccia con diverse modalità, prestando attenzione al tuo bisogno
    interiore: una sola volta, per più giorni, per una settimana intera.
  • Puoi adoperarla anche insieme ad altri: in tal modo, dopo la fase personale, è poi possibile condividerne i frutti. Alcuni stanno sperimentando la traccia in gruppi.
  • Alla fine della preghiera, prendi qualche appunto scritto (su carta, in un file, ecc.) sull’esperienza spirituale vissuta.
  • Pregando sulla traccia, ti faranno compagnia tante sensazioni in ordine sparso, tipo “Non ci capisco niente!”, “Quante domande…”, “Io sono in cerca di risposte chiare e complete e qui trovo solo domande e tante…”, “La struttura della preghiera è strana”, “Alcuni passaggi risultano macchinosi…”, “Mi restano alcune immagini e non capisco perché”, “Sono affiorati diversi ricordi, belli e meno belli: che senso ha?”
  • Non solo: ti potrà capitare di ritornare in maniera spontanea sulla traccia mentre sei impegnato nelle tue corse o di essere raggiunto ancora da essa.
Sai come si chiama tutto questo?
Preghiera.
La tua.
Sì, starai pregando.
Continua.
Testo del Vangelo…
Dal Vangelo secondo Luca (6,17.20-26)
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

*Foto: designed by Freepik AI


Preghiera preliminare

Chiedere a Dio nostro Signore la grazia che per la durata della preghiera tutte le mie intenzioni, il mio agire e la mia dimensione interiore non si disperdano in mille distrazioni, ma siano dedicate solo all’incontro con Lui: è possibile ed è bello.

Primo passaggio introduttivo

Consiste nel comporre il tema della preghiera. Qui saranno le avversità della vita.

Secondo passaggio introduttivo

Consiste nel domandare al Signore quello che voglio e desidero. Qui, in particolare gli chiedo di comprendere in che modo le avversità della vita possono arrivare ad arricchire.

Primo punto

Gesù si trova in un luogo pianeggiante. Davanti a lui c’è una folla immensa. Vedo persone che arrivano da ogni parte, ciascuno con la propria storia. Alcuni sono disperati, altri portano fatiche enormi, altri sono lì per curiosità, per vedere se quest’uomo dice qualcosa di diverso da tutto ciò che hanno sentito finora.

Osservo bene e mi accorgo che in questa folla c’è di tutto: chi ha perso tutto e non sa più cosa sperare; chi lotta ogni giorno per sopravvivere, senza vedere un futuro chiaro davanti a sé; chi vive nell’abbondanza, ma sente un vuoto inspiegabile dentro; chi ha ottenuto successo, ma non è felice come pensava di essere; chi è stato tradito, ferito, escluso e ha smesso di credere negli altri.

Questa folla rappresenta il mondo intero, con la sua sete di senso. E in questa folla ci sono anch’io. Gesù alza lo sguardo. Sta guardando loro. Sta guardando me.

Mi accorgo che il suo sguardo non è quello di un giudice, né quello di chi vuole testare la mia fede o misurare la mia fragilità, ma è lo sguardo di chi mi conosce già, di chi vede fino in fondo quello che ho dentro. In questo suo sguardo io non vedo condanna, contemplo amore. Ed è qui che può iniziare qualcosa di nuovo.

Chi sono io in questa folla? A chi assomiglio di più? Quali fatiche mi porto addosso? Quali domande mi tormentano? Su cosa sto cercando di costruire la mia sicurezza? Mi sta davvero sostenendo?

Secondo punto

Gesù inizia a parlare. Le sue prime parole sono: “Beati voi”. Chi si aspettava che dicesse “beati i forti, i vincenti, quelli che ce l’hanno fatta” resta spiazzato perché le sue parole sono per i poveri, gli affamati, quelli che piangono, quelli rifiutati dal mondo.

Lascio risuonare queste sue parole, cogliendone il senso profondo: proprio lì, dove il mondo vede solo fallimento e debolezza, può nascere qualcosa di nuovo, di vero. Gesù mi invita non a glorificare il dolore, ma a guardarlo in faccia perché Dio è già lì, dentro quella fatica.

Quando mi sento povero, fragile, affamato di senso, vuoto, allora questa parola è per me. Quando piango per qualcosa che ho perso, per una speranza tradita, allora Gesù sta parlando a me. Quando mi sento rifiutato, come se la mia voce non contasse nulla, allora si sta rivolgendo proprio a me.

Le parole di Gesù non sono quelle di un osservatore distaccato. Sono le parole di chi sta vivendo l’avversità sulla propria pelle, la sta attraversando e in questo dolore sta sperimentando una verità più grande: l’amore del Padre che non lo lascia mai solo. E ora mi sta dicendo che anche la mia storia può essere attraversata dalla questa stessa luce.

Quali parole di Gesù mi colpiscono di più? Quali mi disturbano? Ho mai vissuto momenti di vuoto, di perdita? In questi momenti ho trovato qualcosa di vero o solo sofferenza? Se Dio fosse più vicino alla mia fragilità che alla mia forza, cosa cambierebbe nel mio modo di vedere la vita?

Terzo punto

Dopo aver detto chi è beato, Gesù aggiunge anche “Guai a voi”. Accolgo queste sue parole non come una condanna, ma come un avvertimento. Un invito a non illudersi. Guai a voi che siete ricchi, se pensate che il denaro possa riempire il vuoto che avete dentro. Attenzione a voi che siete sazi, se avete smesso di cercare. Guai a voi che ridete, se il vostro sorriso è solo una distrazione effimera. Attenzione quando tutti parlano bene di voi, se avete venduto la vostra verità per l’approvazione degli altri.

Considero questo suo avvertimento, accogliendone il significato profondo: il benessere, la spensieratezza, il riconoscimento non sono di per sé sbagliati, ma se diventano il centro della vita, possono portare fuori strada.

E io? Sto cercando sicurezza nel benessere materiale, sperando che basti? Cerco di evitare il dolore a tutti i costi, anche quando potrebbe aiutarmi a crescere? Ho bisogno del consenso degli altri per sentirmi accettato? Mi sto aggrappando a cose che, invece di nutrirmi, mi stanno svuotando?

E se fosse vero? Se Dio fosse più vicino alla mia fragilità che alla mia forza? E se la vera vita non fosse nel successo immediato, ma in una ricerca più profonda, in una relazione decisiva?

Gesù non mi sta dicendo che devo accontentarmi di soffrire: mi sta indicando un’altra via, più libera, più vera. Questa libertà ha un volto. È il suo. Perché lui ha vissuto tutto questo e ne è uscito vittorioso. Non con la forza, ma con l’amore. Non con il potere, ma con la fiducia nel Padre. E ora mi dice che io posso fare lo stesso. Non da solo. Ma con lui.

Cosa sto usando come nutrimento nella mia vita? Mi sta davvero facendo crescere? Dove mi chiama Gesù a essere più libero, più vero? Quale passo concreto posso fare per vivere le Beatitudini nella mia vita?

Colloquio

Conversare amichevolmente con il Signore. In particolare, lo ringrazio per le avversità della vita, perché, grazie al dono della fede, in esse posso scorgere il suo volto. Concludo con un’Ave Maria.

Cliccando sull’icona è possibile scaricare la traccia di preghiera in formato pdf.
(Istruzioni per la stampa)

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